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Ho intervistato Chiara Bardazzi

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Pensavate che la lunga lista dei miei articoli cestinati fosse giunta al termine e invece no. 
Eccone un altro che, per colpa di un serie sfortunata di eventi, non ha mai avuto il piacere di vedere la luce. Ed è un peccato perché, secondo la mia umile, ma incontestabile opinione, il pezzo in questione è una bombetta.
E non lo dico perché si tratta di un'intervista a una mia vecchia, nonché carissima conoscenza, o perché c'è un servizio fotografico che vede me, medesima come stylist, no, niente di tutto questo. Il pezzo è una bombetta perché è così, punto.

Quindi adesso ve lo beccate, lo leggete bene, fate mentalmente i complimenti alla ragazza che vi ho presentato, condividete le foto su Tumblr e poi tutti a letto presto.

Adesso che ci penso, il pezzo potrebbe rientrare benissimo anche nella rubrica Bella Gente, quindi wow! due aggiornamenti in un colpo solo. 




La stilista emergente di cui vi parlerò è una nostra vecchia conoscenza: si chiama Chiara Bardazzi, è fiorentina ed è diplomata al Polimoda di Firenze. Quelli di voi che mi seguono assiduamente forse si ricorderanno di lei per un vecchio articolo che le dedicai su Frizzifrizzi – se invece avete poca memoria, ecco il link.


Chiara Bardazzi, nuova moda fiorentina 
Firenze potrebbe diventare la nuova città della moda in Italia. Nel dubbio, ho fatto quattro chiacchiere con la stilista fiorentina Chiara Bardazzi: abbiamo parlato della sua ultima collezione, della moda in Italia e, appunto, di Firenze. 
Dopo il diploma in Fashion Design presso il Polimoda, Chiara si è lanciata a capofitto nella promozione dei suoi lavori, realizzando già due collezioni.
Ogni singolo abito che crea è una lotta con sé stessa, mi confida Chiara, perché non si tratta solo di sartoria, ma di un vero e proprio cammino psicologico per conoscersi più a fondo.
Così nascono le sue collezione, tra un pensiero introspettivo e un tuffo nel vecchio guardaroba della bisnonna, e Lullaby, la sua ultima collezione, sembra essere il sodalizio perfetto. 

Ciao Chiara! Parlami della tua collezione Lullaby.

Punto di partenza della collezione sono le camice da notte della mia bisnonna. Il mood è stato poi influenzato dal mondo delle Sutherland Sisters che appartenevano ai freaks nel 1860. Ho voluto rappresentare il mondo onirico in cui spesso ci rifugiamo: i colori pastello e l'iridescenza rappresentano il sogno, la tranquillità. Il richiamo ai freaks, invece, ci ricorda “il diverso” da cui spesso fuggiamo, che invece potrebbe risultare la parte più interessante della realtà.
Come ci si sente a essere una giovane stilista emergente in Italia oggi?

Mi come se non potessi fare a meno di creare qualcosa, e quando questo viene apprezzato posso dire di sentirmi realizzata. Non mi interessa molto l'aspetto commerciale dell'essere stilista, quanto cercare di trasmettere me stessa, oppure un messaggio attraverso le mie creazioni. Credo ci siano molte opportunità per gli emergenti al giorno d'oggi, basta solo capire la strada più adatta da seguire. 


Secondo te qual è la strada giusto che un giovane stilista dovrebbe seguire per avere successo?
Non credo ci sia un modo giusto per avere successo nella moda. Bisogna capire il fine di quello che facciamo. Una volta individuato l'obiettivo, le strade sono tante. Per me quello che conta è riuscire a suscitare delle emozioni con i propri lavori, esprimere il proprio punto si vista e sicuramente avere una buona preparazione tecnica.
Negli ultimi anni Firenze sembra essere il nuovo centro nevralgico della moda in Italia: confermi questa tendenza della città?










Sì, credo che Firenze lo sia sempre stata, pensiamo alle sfilate in Palazzo Pitti. È una città con molte persone creative che hanno voglia di fare – e questo comprende anche l'arte non solo la moda. È una città bellissima e attrae molte persone dall'estero, che ci permette di sviluppare nuovi gusti che, nel mio caso, si riflettano nella moda.



Crediti Lookbook:

Art Director: Andrea Quarantotto
Fotografo: Christian Michele Michelsanti
Styling: Cecilia Esposito
Make-up: Giulia Giannini
Models: Jessica e Katrina




Cecilia 

Absidem lancia il Rich Bitch Contest

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Ho una bombetta tra le mani che non vedo l'ora di raccontarvi. Se fossi una giornalista seria andrei subito al sodo, vi racconterei subito la big news e poi, se avessi voglia, spenderei poche righe in commenti personali. Ma visto che sono Cecilia Esposito, famosissima fashionz bloggè del quartiere San Vitale di Bologna, voglio dilungarmi con inutili preamboli per creare suspense. 

Allora, la notizia mi sta molto a cuore perché 1) si tratta di un brand emergente molto figo molto Made in Italy e molto fresh che quindi supporto molto volentieri. Inoltre, 2) c'è di mezzo un contest grazie al quale si può vincere un bonus cash niente male e, ultimo ma non meno importante, 3) ci sono di mezzo foto #softporno e social networks, un'accoppiata sempre vincente. 

Adesso che siete carichi a dovere, posso lanciare la bomba:

ABSIDEM RICH BITCH CONTEST 


Ho già parlato di Absidem un po' di tempo fa con un articolo su Frizzifrizzi, ma nel caso qualcuno di voi se lo fosse perso – capre! capre! capre! – ecco un piccolo recap:

Absidem è una brand di luxury leather harness based in Milano nato nel 2014 grazie al duo creativo Francesca Carlotta Castiglione e Gaia Ramona Polloni. Dico "grazie" non a caso, perché Absidem è tutto quello che noi amanti degli accessori bondage indossabili stavamo aspettando qua in Italia: prodotti di qualità e un design elegante, che ammicca senza giri di parole al sadomaso, ma con classe. E tutto rigorosamente Made in Italy, of course. 

Sono passati due anni e una collezione con i fiocchi, e Francesca e Gaia hanno deciso di lanciare una sfida a tutti i loro seguaci. Si tratta del Rich Bitch Contest, un concorso aperto a tutti che vede gli sfidanti gareggiare a colpi di foto su Instagram. E per il solo fatto che si chiama Rich Bitch io, fossi in voi, parteciperei subito – e infatti lo farò
Le regole sono semplici: 

1) Iniziate a seguire @Absidem su Instagram; 
2) Caricate una foto o un video che si ispiri allo stile Absidem;
3) Attenzione: usate gli hashtags #myabsidem#richbitch;
4) Pregate i vostri amici o i santi che volete affinché la vostra submission conquisti il maggior numero di cuoricini per poter vincere.

Durante l'intera durata della competizione, mensilmente alcuni partecipanti potranno vincere dei fancy gifts, mentre il vincitore assoluto, quello che avrà il numero maggiore di Like sulla sua foto Instagram, otterrà una gift card da 500 euro da spendere su www.absidem.com

























Il concorso, come dicevo prima, è aperto a tutti, quindi date libero sfogo alla fantasia, fate rosicare gli ex e qualche #seisoloinvidiosa che vi stalkera su instagram, perché questo è lo spirito del brand, un lifestyle eccentrico da badass bitch degno delle vostre fantasie più segrete che, hey!, domani potrebbe essere vostro. 
Ma attenzione, unica clausola: niente foto esplicite o di nudo. Quindi, tenete a bada le tette, perché ok che si parla di bondage, ma qui lo facciamo con gran classe.

Qui trovate l'evento Facebook


Cecilia

Sembrare Vecchia is the new Grammy Awards 2016 trend

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Stanotte si sono svolti i Grammy Awards 2016 a Los Angeles, la premiazione più attesa, più hot, più chiacchierata, più più più dell'anno che coinvolge la big della musica internazionale. 

In breve:

- Taylor Swift ha vinto a mani basse ben tre premi e, visto che c'era, non ha perso l'occasione per lanciare una frecciatina acida a Kanye West, che l'avrebbe offesa in un brano del suo ultimo album;
- Lady Gaga ha fatto una super performance rendendo omaggio a David Bowie;
- Kendrick Lamar è il vincitore assoluto della serata, con ben cinque premi in mano e un'esibizione che ha letteralmente infuocato il palcoscenico;
Lionel Richie è ha vinto il premio alla carriera del 2016;
- E, ultimo ma non meno importante, quel bono di Justin Bieber si è presentato sul red carpet col fratellino Jaxon di soli sei anni. Tenete a bada le ovaie, ragazze, foto ad alto contenuto di cuteness.

Ok, adesso passiamo alle cose importanti: gli abiti delle celebs.


Non temete, non voglio mettermi a commentare ogni singolo abito che ha calcato il tappeto rosso, altrimenti qua finiamo a Marzo. No, signori, voglio solo attirare la vostra attenzione su un curioso fenomeno che sembra aver contagiato molte delle stars che hanno sfilato ai Grammy.


Il fenomeno è tanto semplice quanto inquietante e coinvolge una categoria ben distinta delle cantanti, ovvero le giovanissime. Il fenomeno in questione si presenta come la tendenza tra le celebs sotto i venticinque anni a conciarsi come delle vecchie milf di Beverly Hills. Esatto, la maggior parte delle giovani musiciste sul red carpet hanno optato per un look da vecchia. Della serie che io, dall'alto dei mie ventotto anni suonati, potrei tranquillamente sembrare la loro sorellina minore. 

Ecco alcuni campioni a favore della mia tesi:

Ellie Goulding in Stella McCartney – Età: 29 anni

Ok, non è più un fiore di gioventù, ma ha comunque esagerato con l'effetto donna matura e affermata. Sembra la mamma di Barbie dopo una passatina dal chirurgo plastico.


Ariana Grande in Romona Keveza – Età: 22 anni

Ariana sembri uscita da Sanremo 2013 o da una commedia americana in cui interpreti la moglie ricca, annoiata e mantenuta di qualche sceneggiatore di Hollywood. E poi, la combo clutch gioiello e bracciale tempestato di diamanti è un must have da milf altolocate. 


Bella Hadid in Alexandre Vauthier Haute Couture – Età: 19 anni

Ok, sei figa, sei bella, però sembri uscita da una competizione di ballo latino americano da sala.


Selena Gomez in Calvin Klein – Età: 23 anni

Cazzo Selena, CAZZO! I capelli, cazzo! È un mix tra Jessica Rabbit e una sessantenne che va a rimorchiare in balera il sabato sera.


Demi Lovato in Norisol Ferrari – Età: 23 anni

No, Demi, non ci siamo.


Meghan Trainor in ??? – Età: 22 anni

La cantante che cantava All About That Bass in leziosi abitini pastello ha scelto un look austero degno di una vecchia imprenditrice a un gala di beneficenza. Te prego.



Altri look degni di nota:

– Taylor Swift che non ce la fa a farcela con quello spezzato top arancione, avete letto bene, ARANCIONE, con gonna fucsia con spacco inguinale. E, tocco di classe, il carré che la fa sembrare Anna Wintour;
– Pharrell Williams delude con una giacchetta in tweed di Chanel e un taglio di capelli alla Amber Rose;
– Florence Welch in un bellissimo abito rosa di Gucci perché è la nuova testimonial della linea gioielli e orologi del brand


Cecilia 

Monday sucks, ma non oggi.

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Oggi sono accadute talmente tante cose importanti nel favoloso mondo delle stelle mondiali che, invece che dedicare a ognuna di essa un post esclusiva – cosa che mi avrebbe trasformata in una blogger seria, ma giammai –, ho deciso di racchiuderle tutte in un unico, grande post di recap.

Il fatto ha dell'eccezionale anche perché oggi è lunedì, giorno di merda per antonomasia. E invece, chi l'avrebbe mai sospettato che si sarebbe trasformato in una succulente giornata ricca di news? Segnatelo sul calendario perché dubito che si ripresenterà un lunedì così bello. 



RECAP 22 FEBBRAIO 2016

Spariamo subito la big news della giornata: Kim e Kanye hanno mostrato al mondo intero la faccina cicciottina, tondina, paciocchina del loro secondogenito Saint.


A svelare il piccole Saint è stata proprio Kim pubblicando una sua foto sulla sua app ufficiale, immagine che subito ha fatto il giro di tutti i social networks. Perché oggi? Kim spiega che oggi sarebbe stato il compleanno del padre – Robert Kardashian, defunto nel 2003 – e che sarebbe stato felicissimo a conoscere i suoi nipoti. 

Tuttavia, giusto ieri, io avevo espresso i miei dubbi sull'esistenza del piccolo West su Twitter, il social tanto amato da Kanye. Coincidenze che proprio oggi abbiano deciso di metterlo in mostra? Chissà.




Altra mega news: Boom! Bam! È uscito il tanto atteso video per Work di Rihanna feat. Drake. 
Eccolo, fatene buon uso.




Altra news che renderà felici tutti gli amanti della moda un po' nerd: Miuccia Prada ha lanciato un'app. Si chiama Miu Miusic e ovviamente l'ho già scaricata, nonostante non abbia la più pallida idea di come funzioni. La gente più informata di me su Internet dice che l'app offre dieci brani del dj francese Frédéric Sanchez e che gli utenti potranno remixare musica e immagini delle sfilate di Miu Miu, per realizzare video-clip da condividere sui social network. E, chissà, magari farsi notare da Miuccia Prada in persona. 


Una cazzata? Probabile, ma nel momento di boom delle app griffate – vedi quella di emoji di Versace –, la Signora Prada non poteva restare solo a guardare.



Torniamo in casa Kardashian-West. Visto che la moglie ha lanciato una big news, anche Kanye ha dovuto dare qualcosa alla stampa per non sfigurare. Il cantante ha infatti reso pubblico il videoclip dei due brani All Day e I Feel Like That– esclusi dall'album The Life of Pablo – girato dal regista Steve McQueen. Il corto, presentato lo scorso Luglio al Los Angeles County Museum of Art, dura ben 9 minuti in cui compare solo Kanye West, in total black look firmato Yeezy. 

Potete vedere il video qui.




Se il lunedì fosse sempre così, la vita sarebbe un posto migliore.



Updating


Sempre lunedì, in tarda serata, è stata data in pasto ai fan una traccia unpublished di quel bono di Justin Bieber. Il brano si chiama Oh Girl ed è stata "leakata" per la gioia di tutti i beliebers. Non si sa quando e perché il cantante abbia scritto questo pezzo, ma chi se ne frega, è una bombetta.

Potete sentirlo qui.



Cecilia 

Cosa fare alla MFW se non siete nessuno

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Ci siamo, la Settimana della Moda di Milano è arrivata! Già si sente nell'aria l'attesa elettrica per i pazzeschi look che sfoggeranno gli addetti ai lavori e non – soprattutto i "non", quelli che, poveri, ci provano a fare della #troppomoda, ma che alla fine sembrano usciti da un brutto episodio di Ugly Betty – per le strade di mezza città. 
E le sfilate? Ah, già non vedo l'ora di vedere la merda che proporrà Moschino! E poi ci sarà Prada che ogni stagione ci ricorda quanto sia brutto essere povere e non poter comprare i suoi abiti. 
E ancora tante altre belle cose, come i party esclusivi, le feste mondane con tutte le It Girls che solitamente stalkeriamo su Instagram e qualche celebs di passaggio.

Tutto molto bello, certo, ma se non avete gli inviti?

Ecco, il problema delle Milano Fashion Week è che, se non sei nessuno, ovvero se non ricevi gli inviti, di tutte queste belle cose fai poco o niente. Non sei una blogger di successo? Non lavori in qualche Ufficio Stampa? Il tuo nome come contributor per qualche magazine non appare nei database dei PR e Organizzatori Eventi? Non sei Chiara Ferragni o Gilda Ambrosio? Non lavori in qualche azienda #troppomoda? Non sei amica del cugino della tipa che lavora nell'Agenzia di Comunicazione di quel brand che bla bla bla…? Non sei niente di tutto questo? Perfetto, dimenticati le belle cose che ho elencato all'inizio del post.

I feel you, amici.

Tuttavia, dopo anni di partecipazione alla Milano Fashion Week come sfigata, ho imparato a vedere il lato positivo anche quando Milano ti fa muro e ti ride in faccia.



Infatti, dovete sapere che durante la Settimana della Moda ci sono molti eventi aperti al pubblico, ovvero per tutte quelle persone come noi che non sono nessuno. Eventi free entry quindi che sono interessanti tanto quanto quelli super esclusivi. Quai sicuramente non ci saranno cocktails offerti e un buffet da sogno – a titolo informativo: il buffet non è obbligatorio e se partecipate a un party e domandate dov'è il cibo, beh, non è una bella mossa –, ma posso assicurarvi che non deluderanno le vostre aspettative. 


Ne ho trovati alcuni che potrebbero piacervi se, come me, volete partecipare alla Settimana della Moda per vedere abiti nuovi e non per farci fotografare con Marcelo Burlon.



FASHION HUB MARKET


Esposizione di alcuni dei nomi più promettenti della moda Made in Italy e internazionale a cura della Camera Nazionale della Moda Italiana. Credetemi, io sono andata a dare un'occhiata a Settembre e l'esposizione merita. Tra i nomi in mostra ci sono EDITHMARCEL, Flavia La Rocca e TF Twins Florence, solo per citarne alcuni. Tra l'altro, la location dell'esposizione è l'Unicredit Pavilion in Pizza Gae Aulenti, spazio molto instagrammabile.



THE NEXT TALENTS CORNER



L'esposizione curata da Vogue Italia e Yoox.com, allestita nel Palazzo Morando, nel cuore del quadrilatero della moda – così ci illudiamo ancora di più di far parte della scena #troppomoda. In vetrina ci sono alcuni dei nuovi talenti della moda in circolazione, tra cui Anouki, Laurence & Chico, Lovebirds, Moon J e YII. A essere sincere, non ne conosco mezzo, ma raramente il The Next Talents Corner mi ha delusa – potete leggere qui per farvi un'idea.

Presso Palazzo Morando Via Sant'Andrea 6, Milano.



BJORK FLORENCE POP UP SHOP at SPAZIO SUNNEI


Per tre giorni lo store fiorentino sarà ospite dello Spazio Sunnei in via Vincenzo Vela 8, Milano. Non ho ancora avuto il piacere di visitare questa location, ma, da quanto posso apprendere da Instagram, sembra molto figo e interessante. Invece Bjork Florence lo conosco molto bene e posso garantire sulla sua qualità. 
Lo store fiorentino presenterà alcune collezioni SS16 dei brands Wood Wood, Lucio Vanotti, Vibe Harsolf e molti altri. Inoltre, ci sono due appuntamenti da segnare sull'agenda:

1) 25 Febbraio concerto live dei Celluloid Jam; 
2) 27 Febbraio presentazione Au Revoir Magazine, altro progetto fighissimo, credetemi.



ROLLOVER + AVALON EMERSON + T-SHIRTS LAUNCH EVENT



Il collettivo Rollover organizza ben due eventi:

1) Venerdì 26 party in occasione della Fashion Week. Ci sarà la dj Avalon Emerson ad animare il dancefloor. Attenzione: l'evento è free entry, ma la direzione si riserva il diritto d'ingresso. 

Venerdì 23 Febbraio, start h.23:00 at Via G. Borsi


2) Sabato 27 Febbraio secondo evento per presentare la collezione di t-shirts in edizione limitata. L'evento si terrà presso lo store Inner. Free Entry e potete vestirvi in pigiama.

Sabato 27 Febbraio, start h.18:00 at Inner Store




SAMBA at WOVO



Lo store milanese del momento ospita la presentazione della collezione Gogo Philip X WOVO. Se non sapete di cosa sto parlando, andate subito a fare qualche ricerca online e poi ne riparliamo. 

Presso WOVO in Via Savona 45, Milano.



La data del prossimo evento era inizialmente fissata durante la settimana della moda, ma, vista l'ampia partecipazione sull'evento Facebook, è stata posticipata a marzo. Tuttavia, vi segnalo comunque questo evento, che so apprezzerete.

COMME DES GARÇONS ARCHIVE | PRIVATE COLLECTION



Dal 15 al 19 Marzo sarà possibile visitare l'archivio privato di posters, inviti e pubblicazioni che il brand Comme des Garçons ha realizzato in più di vent'anni di lavoro. Ci sarà una preview limitata a pochi ospiti, ma da martedì 15 l'evento dovrebbe essere aperto al pubblico – o, almeno, così ho capito. 

15 – 19 Marzo at Riviera, Via del Vecchio Politecnico 3, Milano; dalle 14:00 alle 18:00



In conclusione: chi se ne frega se non riceviamo inviti per eventi esclusivi, presentazioni private o sfilate di talenti emergenti, anche noi poveri mortali possiamo avere la nostra Milano Fashion Week. 

#TeamSfigati 


Cecilia



NB: sarò a Milano per un solo giorno, cioè Venerdì. Se avete altri eventi da segnalarmi – pubblici, ovviamente –, fatevi avanti. E se invece qualcuno volesse accompagnarmi nei miei mille giri in solitaria e magari pranzare insieme da Otto, mi scriva!

Leonardo DiCaprio Goes to Milan Fashion Week

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Come avevo già anticipato su Snapchat – per quei poveri sfigati che ancora non mi seguono, potete trovarmi qui: santa.cecilia, la scorsa settimana sono andata a Milano per la Settimana della Moda di Milano. 

AMOO WOW TROPPO MODA AMAAAAZING

Smorzo subito il vostro entusiasmo prima di deludervi, come ho fatto con mia madre, dicendovi che 1) sono stata solo un giorno, venerdì per la precisione; 2) no, non ho visto le sfilate – no mamma, no, basta chiedermelo; 3) questa volta non ho visto Marcelo Burlon; 4) no, non sono stata fotografata da qualche magazine streetstyle macedone; 5) e no, non sono stata a qualche party esclusivo.

Tuttavia, questa volta ho avuto un accompagnatore d'eccezione con me. Anzi, voglio esagerare, un vero cavaliere, il principe azzurro che tutte noi sogniamo da quando abbiamo quindici anni. Non vorrei vantarmi – ma lo faccio –, però devo ammettere che il mio accompagnatore è stato pazzesco, un vero gentleman, ma quando vuole sa essere un tipo tosto. Poi fissato con la salvaguardia dell'ambiente e ogni tanto fa l'attore, robetta così, per Hollywood, niente di che. 
Amici, venerdì sono stata a Milano con nientepopodimeno che Leonardo DiCaprio





L'incontro è stato organizzato da My Italy With Leo, progetto Instagram di cui vi avevo parlato qui. Devo ringraziare Beatrice Cassarini, la mente creativa e geniale dietro questo profilo IG, che mi ha dato l'occasione di passare un po' di tempo con l'attore più amato di sempre, nonché neo premio Oscar per la prima volta e bla bla bla.

Ho trascinato Leonardo, con lui adesso ho una certa confidenza e che posso chiamare amichevolmente Leo, ad alcuni eventi della Milano Fashion Week – assolutamente a ingresso libero, che si è prestato per fare alcuni scatti goliardici.

Qui potete vedere Leo che indossa alcuni capi dell'esibizione The Next Talents a Palazzo Morando organizzata da Vogue Italia e Yoox.com

 Luca Larenza

 Paskal

 Laurence & Chico


Moon J, uno dei miei preferiti dell'esposizione.




Leo ha apprezzato molto anche questi altri brand, come gli accessori chiccosi e pop di Matter Matters, dai colori pastello e ciondoli laccati molto Instagram.



O gli abiti minimal dalle influenza orientali di Lovebirds.


Oppure la collezione YII, grande rivelazione per me e Leo, che è il mix perfetto di ironia giappa ed estetica Tumblr. Insomma, immaginatevi Alessandro Michele se fosse nato in Corea.


Ma anche il brand Anouki ha attirato l'attenzione di Leo.


Poi, l'ho trascinato a un altro evento troppo moda, il Fashion Hub Market organizzato dalla Camera della Moda Italiana. Si tratta di un giga contenitore di nuovi talenti, sia italiani che stranieri, allestito nella location molto figa del Pavilion Unicredit in Piazza Gae Aulenti.

Anche qui, Leo ha voluto posare con alcuni dei nomi più interessanti dell'esposizione. Qui sotto lo potete vedere mentre approva soddisfatto il lavoro della stilista coreana Rejina Pyo, che nel suo stand ospitava anche le calzature del brand Yuul Yie, che io e Leo abbiamo molto apprezzato.




Qui, invece, davanti ai capispalla rigorosamente in pelle del brand TF Twins Florence, molto belli e molto apprezzati da entrambi.


Molti altri brand sono stati promossi da Leo, come EDITHMARCEL (vedi foto), Flavia La Rocca e Atelier Kikala.


Potevo andare a Milano e non portare Leo da Otto in via Sarpi? Ovviamente no e allora l'ho trascinato fino a Chinatown per pranzare nel posto più instagrammabile del momento.

E qui, signori e signore, c'è stato un incontro storico, uno dei momenti più importanti della mia vita forse. Quando assisti a simili scene ti accorgi dello scorrere del tempo e ti senti parte degli eventi della storia. Amici, venerdì 25 Febbraio, presso Otto, Leonardo DiCaprio ha incontrato Sarinski
Chissà se per l'Imperatrice della Papuasia incontrare Leo è stato più importante che conoscere Tiziano Ferro. 

Immancabile foto nei bagni di Otto – io ho provato a farmi un selfie ma una tipa è entrata all'improvviso rovinando l'attimo creativo.

E qui Leo che scrive sul suo taccuino, ispirato dall'ambiente accogliente che lo circonda. 



Per concludere la serata, ho portato Leo al cocktail party di presentazione della collezione FW2016-17 di Marianna Cimini
Bellissima, come tutte le collezioni della stilista, con un occhio di riguardo per i tessuti – banditi infatti i materiali sintetici – e i capispalla, i modelli preferiti di Marianna. La palette è molto semplice – grigio, bianco, rosa, nero e verde –, inusuale per la stagione invernale, ma che esprime la voglia di leggerezza e di evadere dalla cupa stagione della stilista. Insomma, solo perché è freddo non vuol dire che non possiamo indossare un po' di luce e di spensieratezza.








Sabato mattina, prima della partenza, ho portato Leo a rifarsi gli occhi con un po' di arte contemporanea. Si sa, la #troppomoda dopo un po' stanca, quindi una bella gita alla Fondazione Prada era quello che ci voleva. Tiè, adesso anch'io ci sono stata come tutti voi gnè gnè siamo pari. 



Molto bella, davvero interessante e la location spacca il culo di Kim Kardashian. Unica pecca: puzza, puzza di lettiera per gatti e cartoni bagnati. Che sia questo l'odore dell'arte contemporanea? 


Cecilia 

Così parlò Kanye West, ancora.

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Ieri sera, verso le 2:00 di notte, volevo andare a letto. Poi però ho aperto Twitter e ho visto che Kanye West aveva iniziato una delle sue solite battaglie solitarie sul social. E allora ho deciso che il sonno poteva aspettare.

Come sempre, zitto zitto, all'improvviso il buon Kanye ha iniziato a sparare a zero su tutto e tutti, per una mezz'ora circa, e poi è tornato nel silenzio da cui era emerso, lasciandoci un vuoto dentro colmabile solo dagli screenshots dei tweets. 

Stanotte il bersaglio delle sue critiche sono stati i giornalisti di moda, che criticano la sua linea Yeezy, i falsi amici che lo invitano alle sfilate solo per comodo e gli stylists che copiano Hedi Slimane. Ma ha elargito anche delle parole buone verso le persone che stima, i suoi Real Friends, come Riccardo Tisci e  Olivier Rousteing. E, ovviamente, ha lanciato qua e là qualche perla di saggezza che mi fanno pentire di non avere una Smemoranda su cui scriverle. 

Ecco i migliori tweets di Kanye West di questa ennesima sparata su Twitter. Dio ti benedica, Kanye West, con te le mie notti sono molto più interessanti.























Cecilia

Fashion + Art | "Art Garments"

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image via Art Garments


Se siete appassionati di moda e di arte questo è il profilo Instagram che fa per voi.

Avete presente quelle immagini #TroppoTumblr che girano sul Web che zoommano un dettaglio particolarissimo o molto figo, tipo la mano che stringe un fiore o l'orecchino di perla di una qualche dama, di un dipinto? Ecco, su Art Garments ne trovate in quantità industriale– e di molto belle
Infatti, si tratta di una vastissima e curatissima selezione online di dettagli di dipinti di arte moderna – qualcosa in più qualcosa in meno –, gestita con passione da sue utenti anonimi. 





Ogni post ha i credits, così oltre a rifarvi gli occhi potete anche imparare qualcosa di utile, e la selezione si focalizza su i dettagli #TroppoModa delle opere d'arte. Parure da Principessa Sissi, corsetti in stile Vittoriano, crinoline e ampie gonne in satin rossa, veli di pizzo e scarpe del '700 sono solo alcune delle molteplici sfumature che potrete ammirare – e screenshottare e sharare ovunque vogliate – su questo account.






Ogni piega, ogni trasparenza, ogni sfaccettatura di qualche pietra preziosa e ogni rouches sembrano i veri protagonisti del dipinto e talmente dettagliati da poterli toccare con mano. 
Se vi siete sempre chiesti– ma non credo proprio – come sarebbero stati i selfie e i #ootd al tempo del Re Sole, bèh, Art Garments ci dà una possibile idea.






In alcuni casi sembra addirittura di trovarsi di fronte a veri shooting di moda. Ma, a parte il lato glamorouzz del progetto, Art Garments offre un interessante spaccato della storia del costume e della moda attraverso semplici post su un social così friendly come Instagram. Insomma, che voi siate appassionati dell'argomento, veri studiosi o umili curiosi, questo account soddisferà i vostri desideri nel modo più facile e, perché no, divertente.





Cecilia 

Non fate incazzare Rihanna

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Ieri è uscito il nuov video di Rihanna Needed Me girato da Harmony Korine, regista famoso soprattutto per il suo celebre film Gummo e per il più recente Spring Breakers. 

Ancora una volta Rihanna ci dimostra chi comanda. Con un candido abito di – presumo – chiffon turchese, si aggira super sexy per una terrazza, armata di una pistola. Cosa dovrà mai fare la cara Rihanna con un'arma da fuoco? Uccidere, of course. Perché si sa, Rihanna è una very very bad bad girl e nessuno dave farla incazzare. 

Quindi, il video ci presenta uno scenario squallido, fatto di uomini armati con maschere sul volto, motociclette, un losco nightclub, culi e gran cash che fanno da cornice alla vendetta personale di Rihanna. Non vi spoilero il finale, ma ci sarà molto sangue.

E allora ho pensato: ma quante volte ha ucciso Rihanna nella sua carriera? Quante volte Riri si è trovata a giocare con una pistola? Tante.




Evidentemente la cantante deve essere abbastanza ossessionata con le armi da fuoco, se spesso, molto spesso, nei suoi video ne usa una. E, attenzione, se non è una pistola sarà qualche pugnale affilato. Senza contare i suoi tatuaggi che raffigurano armi e quella volta che è andata al poligono per tirare con un fucile. Che ci volete fare, so' ragazzi.

Mi sembra quindi doveroso fare un ripasso generale e riguardare tutti i momenti in cui Rihanna ha impugnato un'arma. E, magari, ha ucciso qualcuno.


Russian Roulette

Rihanna gioca alla Roulette Russa con un losco individuo. E qui siamo solo all'inizio.



Hard feat. Jeezy

Qui la cantante è addirittura a capo di una divisione dell'esercito per una missione in qualche posto sperduto in Medio Oriente.



Man Down

Il primo video in cui la cantante spara a un uomo. Per vendetta, perché lei lo aveva rifiutato, lui si è incazzato e l'ha violentata. E, secondo te, non si vendicava Riri?



Bitch Better Have My Money

Qui Rihanna non si limita semplicemente a tirare fuori una pistola, ma inscena una rapimento in grande stile, con ovvia conclusione alla Quentin Tarantino.  



Needed Me

Per finire, il video fresco fresco di pubblicazione che conclude – ma solo per adesso – la lunga storia d'amore tra Rihanna e le armi da fuoco.





Cosa abbiamo imparato oggi? Mai fare incazzare Rihanna.



Cecilia

Fenomenologia di Depop

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Forse non ve l'ho mai detto, ma anch'io ho Depop.

Anch'io, come voi, mi sono iscritta a questa app-social per vendere o comprare i propri abiti spinta dall'unica motivazione che, alla fine dei conti, vale per tutti noi: FARE SOLDI
Il piano è molto semplice: vendere vecchi abiti per fare soldi per comprare nuovi abiti che poi rivenderemo di nuovo per fare altri soldi per comprare nuovi abiti e così via.

Purtroppo non è così facile.





A parte le mie personali difficoltà a vendere – forse perché faccio delle foto di merda? Forse perché lo cago poco? O forse perché non ho roba griffata? Chi può dirlo –, mi sono subito resa conto che Depop non è semplicemente un app di compra-vendita, ma molto di più.

Ignara di cosa mi aspettasse, mi sono iscritta a questo social pensando che la gente lì, come me, volesse solo fare del cash facile, senza sbatti, senza pretese, senza problemi. Prendi quella maglietta, fotografala al meglio che puoi, carica le foto, metti descrizione easy, aspetta le reazioni e taaac… sei pronta per entrare nel business. E invece no.

Depop, amici, non è quello che sembra. Depop è… come posso descriverlo…, ecco,Depop è Instagram con più casi umani e senza Justin Bieber. Quindi, un bruttissimo posto. 
Se pensate che sia un paradiso emotivo rispetto agli altri social, vi sbagliate di grosso. Depop è una jungla, è una battaglia continua a colpi di bieche foto per accaparrarsi più clienti e di sconti accattivanti, è una terra di mezzo in cui devi essere figa – sì, ANCHE QUI BISOGNA ESSERE FIGHE – per attirare maggior attenzione, e magari anche simpatica, perché se ci credi troppo fai la fine di Eleonora Carisi su Snapchat.
Come se non bastasse, Depop è anche sofferenza. Dopo quelle d'amore, le delusioni più brutte sono su Depop, quando la tipa ti contatta interessata ad acquistare e poi, dopo averti illusa, scompare. E tu passi le giornate a rileggere le vostre conversazioni, a refreshare gli aggiornamenti per vedere se mette like a qualche cessa con foto più accattivanti, sempre tentata di scrivergli per prima per chiederle spiegazioni. 

Questo è Depop. 

E se già tutto questo vi sembra un incubo, reggetevi forte perché c'è anche di peggio: gli utenti di Depop. Elencherò qui di seguito un breve elenco di alcuni depopper (?) più comuni che forse vi sarà già capitato di incontrare.


LA MODELLA
È quella che forse ha le idee confuse e che ha scambiato Depop per Instagram o per una festa di Luisa Via Roma. Lei posa come Bianca Balti sul red carpet, si atteggia come Veronica Ferraro su Instagram e poi, se ha voglia, vi dice anche cosa mette in vendita. Ovviamente dopo quattro foto di lei in cui vedi tutto tranne il capo in questione.
















LA SCRITTRICE
Questa, invece, ha evidentemente confuso Depop per un blog o, peggio, per un diario segreto. Perché, prima delle info sul capo, ci tiene a farti sapere come sta, come stava ieri, cosa ha fatto durante la giornata e cosa farà in serata; poi ti racconterà qualche aneddoto simpatico o qualche toccante esperienza del suo passato. E poi, per concludere, finirà con qualche morale che sembra uscita da un libro di Fabio Volo. Solo alla fine di tutto questo papiro ci dirà cosa diavolo vende e a quanto – ma potrebbe sempre scapparci un perché lo vendo e allora saremo punto e a capo.
















"SCAMBI?"
È quella che ti inonda di domande tipo "scambi?", "mi mostri foto reale?", "mi mandi le misure del cavallo del pantalone, della coscia, dell'altezza di stocazzo…" e "un po' di sconto?". Tra l'altro, è provato scientificamente provato che più domande ti faranno e più probabilità ci saranno che non acquisteranno. 


L'ESPERTA
È quella che vende tantissimo, è un'influencer di Depop – sì, ANCHE QUI CI SONO GLI INFLUENCER –, ha mille followers e, quindi, si sente nella posizione di dirti come spedire, con che corriere e anche a quanto mettere le spese di spedizione. #credici
















LA MISTERIOSA
Quella che posta solo una foto con descrizione laconica, senza info e l'immancabile frase: MORE INFO SUL MIO DEPOP. E allora ti tocca andare sul suo Depop e scrollare tutta la galleria di foto alla ricerca di quel capo con le MORE INFO. 


E tu, quale rompipalle di Depop sei? 



Cecilia

Met Gala: Fashion in the Age of Sbrilluccichio

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Met Gala 2015


Mi ero preparata un'introduzione per questo post, in cui vi spiegavo cos'è il Metropolitan Museum of Atrt di New York, cos'è il Met Gala e perché ci interessa così tanto. Poi mi sono fermata, ho fissato lo schermo per qualche secondo e ho pensato: "hey Cecilia, ma chi cazzo se ne frega?".

Bèh sì, perché suppongo che tutti voi sappiate bene di cosa stiamo parlando, a meno che non abbiate vissuto in una caverna isolati dal mondo negli ultimi dieci anni. Inoltre, non sono la prima – e nemmeno l'ultima – che scrive un post sul Met Gala. Ma anche chi se ne frega, no?

Qui, che vi interessi oppure no, ecco le mie opinioni sul red carpet del Met Gala 2016





Vi basti sapere che il tema di quest'anno è "MANUS x MACHINA: Fashion in the Age of Technology" e che sì, anche questa volta, non tutti hanno azzeccato il dress code. Come quando il primo anno di università organizzavi feste a tema Anni Ottanta e puntualmente c'è l'invitato fricchettone che non ha voluto abbassarsi a simile sciocchezza e bla bla bla… 

Ma andiamo avanti. Dicevamo che non tutti hanno azzeccato il tema, ma, soprattutto, non tutti hanno proprio capito come ci si deve vestire per una serata mondana di questo tipo. Ma ci arriviamo con calma. Ultimo appunto da fare: per guardare tutte le foto del red carpet ho rischiato di diventare cieca per colpa di tutti quegli abiti sbrilluccicosi e diamanti brillanti. Quindi, attenzione, mettetevi gli occhiali da sole.

Per ovvi motivi di tempo e spazio (e voglia) non riesco a commentare tutti i looks, ma vi assicuro che i migliori e, soprattutto, i peggiori non mi sono sfuggiti.

Alcuni pensieri in libertà prima di iniziare:
  • Noto con piacere che il trend Sembrare Vecchia che avevo individuato durante i Grammy Awards 2016sta continuando la sua ascesa tra le celebs. 
  • Più che Moda e Tecnologia, il tema sembra essere stato Diamanti, Bling Bling e Capelli Sporchi. Secondo me, il problema è che molti hanno interpretato il dress code in chiave cyber-punk, tecnico-industriale, piuttosto che tecnologie digitali – quello che era veramente il focus della serata, azzeccato solo daClaire Danes. Altre, invece, si sono cosparse di tessuto laminato e diamantini, senza aver letto l'invito evidentemente. 
  • Sembrare annoiate is the new black.
  • Kylie Jenner basta, dai, vi prego, non la reggo.
Adesso possiamo iniziare.


LE OK SIETE FIGHE, CHE BARBA CHE NOIA.






 Amiche, ok siete fighe, siete belle, siete fotomodelle, ma dai cazzo, potete fare di più. Avete delle  personal stylist? Usatele. Un po' più di impegno la prossima volta, non basta un fisico statuario, lo spacco profondo, un bustier rigido e due diamantini, no, troppo facile. E provate almeno a far finta di divertirvi. E poi, rega, io Kylie Jenner non la reggo, è la copia giovane di Kim Kardashian e mi fa una gran pena perché secondo me è complessata dal successo delle sorelle e allora è ricorsa a ogni mezzo per arrivare al loro livello. Brava Kylie, adesso sei figa, ma fai tristezza. E, ultima cosa, Hailey Baldwin dai cazzo no, e non lo dico perché ti scopi Justin Bieber, no, lo dico con   senso critico, oggettivo e razionale. Potevi fare meglio, scusa, niente di personale. E, ultimissima cosa, giuro, io approvo la giacca-armatura di Zayn Malik. Bravo!



LE VOGLIO SEMBRARE VECCHIA – O BRUTTA.





Qui secondo me c'è stato un problema di dettagli, partendo dall'ombretto – e dai capelli – di Beyoncé al collo alto di Saoirse Ronan. Hailee Steinfeld sembra vecchia, Kristen Steward sembra una milf tossica degli anni Ottanta e Kerry Washington con quei capelli sembra uscita da una puntata di Streghe. E le Olsen, vabbè, sembrano vecchie come sempre.



LE OK, MA.




Non sono andate fuori tema, però non hanno superato il mio rigido giudizio.
L'abito – di Alexander Wang – di Amy Schumer mi piace, ma quella borsa a secchiello con borchie non passa la prova red carpet. Katie Holmes in Zac Posen mi piace molto, ma sembra che stia male, cadaverica quasi, sciupata in viso e i capelli lunghi non le donano. Almeno poteva raccoglierli in uno chignon.
La sorella "meno famosa" di Cara Delevingne mi piace molto, ma sembra uscita da un'edizione del Coachella degli anni Venti del '900. E non mi sembra a suo agio in questo look. Amber Valletta quell'abito – di H&M! – non ti rende giustizia, ti ammazza le gambe, credimi. Taylor mi piace molto dalla vita in sù. Minidress per una serata di gala no e i gladiators non convincono. Kim Kardashian perfetta, make-up tocco azzeccato per il tema però dai oh, vestita sempre uguale: busto rigido, spacco profondo e curve in evidenza. Se ti mettevi i leggings neri e la pelliccia era uguale.



LE NOI NON SEGUIAMO IL DRESSCODE










Che poi sono alcune delle mie preferite. Però, peccato per loro, non hanno azzeccato il dresscode. Amiche, ripeto, non bastavano uno dettaglio cut-out, qualche sbrilluccchio o lo spacco inguinale per superare la prova, bisogna impegnarsi di più per il Met Gala, sennò potrei andarci anch'io. 

Chi più – Léa Seydoux, Blake Lively, Emma Watson – e chi meno – Emma Roberts, Egyness Deyn e Adriana Lima , queste fuori dal coro potevano vincere a mani bassissime, se solo non ci fosse stato un tema per la serata. Ah, bella anche Lorde, però sorridi tesoro, non sei a un funerale. 



LE NO, TE PREGO.






Partendo da Madonna e dal suo culo, fino al total look Louis Vuitton di Alicia Vikander– è la stessa che era vestita malissimo agli Oscar, ma cazzo gliene frega a lei, ha 27 anni, ha vinto un Oscar e sta con Micheal Fassbender –, passando per Selena Gomez che cioè, amo, solo ieri l'altro dicevo che ti stavo rivalutando, e per il pantalone pinocchietto, ripeto, pinocchietto di Sarah Jessica Parker, un solo grido si espande: VE PREGO NO. Koe Kravitz la premio per aver giocato con tema e aver osato qualcosa di diverso dalle altre mille "abito lungo attillato-spacco inguinale-scollo profondo-diamanti", ma nel complesso per me è no, sorry. 




LE PROMOSSE







Come dice sempreuna mia blogger preferitanelle sue pagelle dei red carpet: "hanno fatto i compiti".
Forse non vincono per originalità e anche loro hanno commesso degli sbagli – a Tavi concedo l'abito corto solo perché è lei –, ma hanno preso il massimo dei voti. Rita Ora non è la mia preferita, ma ha azzeccato il dress code, mentre Anna Wintourè Anna Wintour, cosa le puoi dire? Anche se cioè Anna ma il dress code, almeno tu, potevi azzeccarlo, ma ok.  Lady Gaga ha seguito il tema e rimasta fedele al suo stile, anzi ha forse rispolverato il suo vecchio look. Kate Bosworth avrebbe potuto essere nell'Olimpo delle top, ma è un po' fuori dres code, mentre FKA Twigs poteva fare di più e, se non fosse per gli accessori e gli harness non si troverebbe in questa categoria. Bellissimo il Proenza Schouler di Brie Larson, a un pelo dal podio. Mentre l'acconciatura di Lupita Nyong'o mi fa impazzire– in positivo. 



LE MIE PREFE







Chi l'avrebbe mai detto che tra le mie preferite sarebbe apparsa lei, Katy Perry? Ebbene sì, tutto è possibile al Met Gala. Lei mai piaciuta, nemmeno musicalmente, tanto meno nel look, ma questa volta azzecca il dress code, osa, gioca col tema e vince. E poi sceglie Prada, meglio di Moschino per quel Jeremy Scott. Le altre bèh, che dire, perfette: Alexa Chung impeccabile, Solange Knowles coraggiosa e ironica – e diversa da tutte le altre! – e poi l'abito tecnologico – FINALMENTE QUALCUNO CHE HA LETTO L'INVITO E NON SI È LIMITATO A QUALCHE SBRILLUCCICHIO – di Zac Posen che si illumina indossato da Claire Danes.



E gli uomini? Una gran noia, tutti in completo scuro, a parte Nick Jonas che sceglie una giacca blu laminata di Topman, Jared Leto in total white con bastone molto dandy e poi lui, Kanye West, in giacca incastonata di diamanti – mavvà? –, jeans strappati – anche no, dai – e, soprattuto, lenti a contatto algide. E, confesso, secondo me ha vinto lui.



Se volete tutti i credits, li trovate qui. Io ho troppo sonno – sono le 2 di notte – per scriverli tutti, scusate.



AGGIORNAMENTO:
Visto che Emma Watson ha spiegato che il suo abito è stato interamente realizzato con bottiglie di plastica riciclate, credo proprio che si meriti di salire in classifica a pari merito con  Claire Danes. Brava!


Cecilia

Chi dovete seguire su Snapchat – a parte me

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Adesso che Snapchat sta – finalmente – conquistando la fama e la visibilità che si merita, mi sembra doveroso fare un post su gli utenti che dovete seguire secondo il mio personalissimo gusto. 


Premessa: 
Seguo pochissime fashion blogger e ancor meno brand #troppomoda – che ancora sono in pochi a essere presente su questo social SVEGLIAAA!!1!. 

Mettiamola così: è una lista moooolto personale dei miei contatti super-top tra le persone top che seguo, quelle che, secondo me, dovreste seguire assolutamente per divertirvi su questo social.
Anzi, la presento meglio: diciamo che questa è una prima parte di una lunga lista di utenti che dovreste seguire. Oggi vi presento la mia top [inserite un numero a caso qui] dei miei contatti prefe, quelli di cui non perdo mai – o quasi – uno snap. Domani, chissà, potrei farvi la lista dei magazine fighi o delle tipe #troppomoda da seguire. O delle gente da non seguire assolutamente eh eh eh.




Che poi, diciamoci la verità, il problema della ggènte che non capisce Snapchat – SVEGLIAAA!!1 – non è Snapchat, ma la gente che segue. Cioè, se tu segui della gente di merda è normale che Snapchat ti farà cagare. Ma se segui i miei consigli e inizi a followare la gente #troppogiusta Snapchat diventerà la tua droga preferita o, semi-citando una mia amica, il tuo "buongiorno e buona notte"

In verità, penso che il problema della gente che non capisce Snapchat sia semplicemente il fatto che non hanno voglia di capire Snapchat. Ma è un discorso generazional-media-linguistico che non è il caso di affrontare in questa sede.


GENTE DA SEGUIRE SU SNAPCHAT – A PARTE ME.


LACMA (lacma)



Il profilo Snapchat del Museo di Los Angeles è una bomba. È un ottimo esempio di come la comunicazione attraverso i social possa essere intelligente, divertente e anche istruttiva. Un esempio? Questo profilo "fa cantare" le vostre canzoni preferite alle opere d'arte. Seguire per credere.


DJ KHALED (djkhaled305)


Dovete seguire il dj, conduttore radiofonico, produttore ecc… americano più hot, più influent, più cool, più popular dello Snapchat per imparare i segreti per il successo. Lasciatevi ispirare #trustme



KIM KARDASHIAN (kimkardashian)

Bèh vabè, Kim Kardashian va seguita, per forza. Anche solo per vedere Kanye West che canta "What Do You Mean" o che fa le flessioni con la piccola North.



JACQUEMUS (Jacquemus)

Lo Snapchat dello stilista francese è semplicemente molto francese. Non so come ci riesca, ma i suoi snaps sembrano usciti da un film di Godard. Seguitelo per un po' di bellezza giornaliera.


Ok, questi nomi erano un po' ovvi, giusto per scaldarci. Adesso iniziamo a fare sul serio:

ELENA MARIANI (e_emariani)
Se dico che è la Dj Khaled italiana non esagero, giuro #trustme. Come descrivervi Elena? Difficile, perché Elena va vissuta, rega. Come posso trasmettervi la potenza delle sue performance di reggaeton mentre fa le pulizie di casa? Come posso raccontarvi le sue imitazioni di Kim K? Come faccio, amici, COME FACCIO?!? 

GYNEPRAIO  (valeria_fiorett)
Mea culpa, lo ammetto, l'ho scoperta tardi, ma ne è valsa la pena. Tra corsi pre-parto e racconti di #VitaVera che fanno sbellicare dalle risate, Valeria è da seguire assolutamente.

CORINNE (haracori)
Snapchatta poco, ma quando lo fa #ciao



LORENZO BISES (lorenzobises)
Mix perfetto di divertimento e cultura – un po' come il profilo del LACMA. Lezioni di bon ton e storia dell'arte, colonne sonore pazzesche e fondatore della rubrica di cucina #ProntoeFaSchifoalCazzo.

MARTINO (martinoexpress)
Lo seguo da pochissimo, ma è entrato subito nella mia top [inserite un numero a caso qui] followings. 

GIULIA (rockandfiocc)
Una delle mie blogger prefe since 2009 non poteva deludervi su Snapchat. E infatti. Divertentissima e fonte inesauribile di informazioni, news, consigli e dritte su qualunque argomento possibile. Pronti a screenshottare quando guardate i suoi snaps.

ROSSANA F. (vitasumarte_r)
Per tutti gli amanti della buona cucina e non solo. Gli naps delle sue ricette valgono più di un libro di Benedetta Parodi.




SARA CAULFIELD (saracaulfield)
Vive a Singapore – credo – e seguire i suoi snaps è come fare un viaggio in Estremo Oriente. E poi fa star-ridere, cosa da non sottovalutare.
SARINSKI (sarapuccinelli)
L'Imperatrice della Papuasia spacca il culo anche su Snapchat. Vabbè, avevamo qualche dubbio? 

MARIA (marimarihi)
Ex-It Girl di Grazia, Maria è una tipa super interessante, ne sa a pacchi di moda, cinema, musica, arte, ecc… e suppongo faccia anche un lavoro figo. Se volete spiare la sua vita e vedere cose nuove, diverse e amaaazing, seguitela su Snapchat.





PS: Ti è piaciuto l'articolo? Potrebbe interessarti anche questo! 


Ho inserito dei miei snaps come messaggi (poco) subliminali così adesso avrete voglia di seguirmi su Snapchat. Siete fregati. 



Cecilia

Must-see Tumblr Blogs: Archivings

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Anna Molinari FW95, backstage


Ogni tanto voglio dimostrarvi il mio affetto regalandovi qualche chicca dal Web. 
Solitamente sono più ferrata sull'argomento Instagram, esperta scopritrice di profili perfetti per sprecare il proprio tempo invece di fare cose utili come la manicure o fare la lavatrice – che poi ci ricordiamo di stenderla quando ormai siamo a letto, sempre. 

E invece questa volta vi do in dono un profilo Tumblr. 



Marc Jacob, October 1999



Ed è anche roba seria, di quella che piace a noi gente #troppomoda.

Il profilo si chiama Archivings ed è una raccolta online di roba fashionz che ormai è difficile da reperire, ovvero quei servizi fotografici, campagne pubblicitarie e, soprattutto, sfilate che risalgono all'Era Pre-Internet. Immagini suggestive e da conservare sul proprio computer in un'apposita cartella "Fashion Archive", per poi essere utilizzate intelligentemente su Pinterest o per fare le fighe su Facebook.


Alexander McQueen FW98



Christian Dior Haute Couture FW97



Comme des Garçons FW96



Courreges FW96



Dirk Van Saene SS00



Helmut Lang, 1998



Isabel Marant SS00



Jean Paul Gaultier FW95



Stella McCartney by Juergen Teller



Thierry Mugler SS91






Undercover SS00



Yohji Yamamoto, October 1999



Yves Saint Laurent SS90



Images via Archivings.

In verità, il vero Tumblr che volevo segnalarvi è questo: Tipe Col Chiodo Giallo di Zara. Poi ho pensato che perdevo di credibilità, che non fosse una roba troppo seria, che non fosse una vera news da fashion blogger e così via… e ho cambiato idea. Ma hey, ops… ve l'ho linkato comunque, che sbadata.


Prego, non c'è di che.



Cecilia

Perché il "Chiodo Giallo di Zara"è diventato virale.

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Tutti i libri che ho letto di astrologia concordano nel dire che il segno Capricorno – cioè il mio – ha una dote innata per l'analisi e la razionalizzazione, una capacità naturale di sezionare gli eventi e di presentarli da più punti di vista, con un occhio critico raffinato e bla bla bla… 

Effettivamente sì, è vero. Cioè, non so se sia vero o se mi sono convinta del fatto che sia così, però voglio crederci. Voglio crederci al punto che oggi, solo per voi, voglio cimentarmi in un'analisi socio-fenomenologica di un evento di costume che sta contagiando un'ampia fascia di popolazione, includendo il tanto-amato-da-StudioAperto popolo del Web.

E così, a metà strada tra un opinionista de L'arena di Giletti e un articolo di Vice, ecco la mia analisi sul come, e forse perché, il "Chiodo Giallo di Zara"è diventato virale.



Premetto che non ho nulla contro questo Chiodo Giallo di Zara, anzi penso non sia così male e molto meglio di altri mille trend di merda che abbiamo subito in passato. La mia vuole solo essere un'analisi lucida e oggettiva su questo fenomeno virale che sta spopolando tra noi.


Non so quanto tempo fa Zara ha messo in vendita un chiodo... anzi no, come dice la descrizione sul sito, un GIUBBOTTO SIMILPELLE SINTETICA, con cerniera d'ordinanza, in due colori primaverili e alla modica cifra di euro 49,95. 

Ammetto di essermi accorta della sua esistenza con un po' di ritardo, vedendolo la prima volta qualche mese (?) fa e pensando Ah carino, dai! senza sapere cosa il destino avesse in serbo per questo apparentemente innocuo capo d'abbigliamento.

La giacca in questione è diventata un must-have tra le clienti affezionate di Zara e non, un po' come al secolo lo furono fil Origami Shorts – do you remember? Insomma, uno dei tanti capi di Zara che, per caso o per volontà, è diventato l'indumento più #hot #amaaazing #wantit del momento.

Ok, fino a qui tutto regolare. La storia però ha preso una svolta LOL quando il capo in questione è diventato una vera ossessione per le fashion victims munite di smartphone e connessione wifi. Il Chiodo Giallo di Zara ha superato quella sottile linea rossa tra "figo" e "ce l'hanno tutti", e anche quella del "ce l'hanno in troppe". E cosa ci insegna l'Internet quando un fenomeno diventa troppo ampio e inflazionato? Che la perculata è proprio dietro l'angolo di casa. 

E infatti ecco che il famigerato popolo dell'Internet si è dato alla pazza gioia con memes, tweets e perfino pagine create ad hoc per lollare il Chiodo Giallo di Zara e le sue innocenti acquirenti. Ma andiamo a vedere alcuni casi specifici che possono aiutarci a comprendere il fenomeno.

Proprio ieri un profilo Tumblr che "omaggia" il Chiodo Giallo di Zara ha iniziato a rimbalzare da un social all'altro, da un contatto all'altro , diventando in pochissimo tempo il Top LOL della giornata. La raison d'être del profilo Tumblr in questione è ben esplicata fin dal suo nome, ovvero Tipe col Chiodo Giallo di Zara: si tratta infatti di una raccolta di immagini di tipe a caso che indossano il famoso chiodo, accompagnate da accurate descrizioni didascaliche.  



Ma visto che non c'è mai fine al LOL, un mio amico, che ringrazio, mi ha segnalato l'esistenza di un profilo Instagram che porta avanti lo stesso valoroso intento. Si chiama YellowJacketOfficial e raccoglie solo immagini e video– non ho capito se seriamente o a presa di culo – del Chiodo Giallo di Zara. 






Il mio inarrestabile spirito d'osservazione mi fa subito notare che, a differenza del Tumblr (italiano), il profilo Instagram qua sopra sembra far riferimento a un bacino di utenza spagnolo. Da qui, le mie capacità deduttive e analitiche mi fanno concludere che:
– Gli spagnoli confermano ancora una volta di vestirsi di merda;– Il fenomeno Chiodo Giallo di Zara è un po' sfuggito di mano agli spagnoli;

E sorgono delle lecite domande:
– Siamo simili agli spagnoli in fatto di moda?– Faremo la fine degli spagnoli con questo Chiodo Giallo di Zara?– Dovremmo vergognarci?


Anche su Twitter, specchio fedele delle riflessioni più genuine sugli argomenti più hot del momento, gli utenti hanno espresso la loro opinione sulla spinosa questione Il Chiodo Giallo di Zara.






I pareri sembrano tutti più o meno concordare su alcuni punti chiave della questione: 1) Il Chiodo Giallo di Zara fa cagare e 2) ha rotto i coglioni.


Ma perché tanto astio verso questo capo d'abbigliamento?

Visto che il Buon Dio mi ha dato il dono della sintesi – ma non l'altezza, grazie tante –, proverò a tracciare i fattori principali che, secondo me, hanno reso Il Chiodo Giallo di Zara il capo prima più odiato e poi più lollato del momento.

Il Colore. Ok, il giallo senape è un colore perfetto per questa stagione, ma, ammettiamolo, non è proprio il più simpatico. E, come se non bastasse, spicca tra la folla rendendo le possibili perculate molto più frequenti. Insomma, è più facile sfottere una tipa che indossa il giallo che una che è vestita di nero. E poi il giallo è uno di quei colori che, secondo me, è sintomo di "superiorità" nella moda, cioè spesso sembra indossato per voler dimostrare di essere "amazing", "all'avanguardia nello stile", oppure una "fashion blogger" o "una che gioca con il suo guardaroba" eccetera… tutte quelle stronzate da Glamour, per capirci.

Attitudine. Non si sa come, ma Il Chiodo Giallo di Zara è indossato prevalentemente da #cesse [vedi definizione qui by Sarinski]

Attenzione: non voglio dire che tutte quelle che lo indossano lo siano, no, però una buona parte lo è. Cosa comporta il fatto che questo capo sia molto amato dalle #cesse? Semplice: è diventato una #robadacessa. In automatico, quindi, è diventato un indumento che fa cagare e che va assolutamente denigrato per rafforzare il nostro essere non-cessa– per favore cogliete il linguaggio semiotico, grazie – e la nostra appartenenza al gruppo "giusto"in contrapposizione agli"altri", in questo caso le #cesse.

Nota: le #cesse sono solite scrivere da cesse e parlare da cesse. Infatti, come si può chiaramente vedere dalle foto Instagram sotto l'hashtag #chiodogiallo #chiodogiallozara e così via, le loro descrizioni sono alquanto imbarazzanti o, semplicemente, da cessa, che in base a una qualche proprietà matematica di sto cazzo rende automaticamente Il Chiodo Giallo di Zara ancora più da cessa e più LOL.

La Quantità. Si sa, nella moda il troppo stufa presto e se una cosa è indossata da pochi è #cool, se la indossano in cento è #amaaazing, ma se la indossano in 10.000 (e magari #cesse) è assolutamente #no. E se una cosa è #no il passo dall'indifferenza, all'odio e, infine, alla presa per il culo è moooolto breve.


Possiamo concludere che il fenomeno Il Chiodo Giallo di Zara è diventato virale a causa di questa concomitanza di fattori unita, forse, alla mancanza di foto interessanti di Kim Kardashian di cui parlare. Come se non bastasse, il popolo delle #ChiodoGiallodiZarers stanno reagendo al giga-LOL del momento, sfoggiando con maggiore fierezza e potenza il loro acquisto. Le due fazioni, quindi, sono ormai nette e sempre più in competizione: chi vuole vedere bruciare questo Chiodo Giallo di Zara e chi, al contrario, lo ha esaltato a simbolo reazionario-stilistico di una qualche categoria socio-estetica random che si ispira forse a Uomini&Donne. In entrambi i casi l'importante è estremizzare. 


Ovviamente il gioco è bello finché dura poco, ma spero che il Tumblr Tipe col Chiodo Giallo di Zara abbia lunga vita e molti updates.


Cecilia

Must-See Instagram: Young Thug As Painting

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Ne ho parlato tempo fa su Snapchat e poi volevo scriverci un post. E poi e poi… e poi sarà come quando vuoi depilarti e rimandi sempre, finché non ti ritrovi a dover uscire con una minigonna senza calze e ti accorgi, troppo tardi, che hai la foresta amazzonica al posto delle gambe.

E così è successo per questo profilo Instagram molto LOL di cui volevo parlarvi, ma che poi è finito nelle bozze di Blogger. 


In realtà doveva essere un articolo-news per la rivista per cui scrivo, ma poi l'idea è tornatoaindietro come un boomerang. Quindi, se nessuno si offende, potrei far rientrare questo pezzo nella rubrica "Articoli Cestinati di Cecilia".



Il profilo Instagram in questione si chiama Young Thug As Painting e associa  foto del rapper Young Thug a nientepopòdimenoche opere d'arte.
Pensate che questo account è nato come progetto scolastico di uno studente, che ha però preferito restare nell'anonimato. 

Da bravo, diligente scolastico quale credo che sia, il ragazzo associa a ogni foto il titolo dell'opera che accompagna Young Thug, così mentre vi fate due risate vi fate anche una cultura. 


Self-portrait with the portrait of Doctor Farill (1951) by Frida Kahlo


Ariadne Abandoned by Theseus (1774)


Lady at her toilet by Gerard Terborch (1657)


Equestrian portrait of Prince Charles of Prussia by Friedrich Anton Kilp (1872)



Cecilia
SalvaSalva

I frà non seguono la moda, ma la fanno

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Visto che ultimamente sto ascoltando soprattutto musica che una mia amica definirebbe "di merda, da ragazzini", mi sembra giunto il momento di dedicarci un post.

La musica in questione è tutta quella serie di canzoni che popolano la vostra bacheca Facebook, soprattutto se seguite magazine tipo Complex, Highsnobety e Hypebeast, ovvero Rap, Hip Hop, R&B e il sacro Pop, primo amore della vita dopo i biscotti Plasmon e Topolino. 

Non ho mai nascosto il mio amore verso questo genere, anzi, chi mi conosce sa molto bene cosa posso diventare se sulla pista da ballo mi mettono 50 Cent o Sean Paul, ma nell'ultimo hanno ho deciso di abbracciare definitivamente la fede, un po' per passione e un po' per questioni di lavorahahahah.

E poi, diciamoci la verità, quando non hai più nessuno per cui piangere, non hai più nessuno a cui pensare quando ascolti una canzone d'amore, chi cazzo ha voglia di ascoltare musica indie strappacuore? Un po' vi invidio, se soffrissi per amore anch'io forse canterei a squarciagola le canzoni di Calcutta e sono sicura che mi sarei tatuata in fronte tutto il testo di Cosa Mi Manchi a Fare. E invece. 

E invece fanculo l'amore e viaaaa con canzoni che parlano di brutti quartieri, sparatorie, macchine, erba e sciroppo nella Pepsi. Che poi, la mia credibilità nel cantarle con passione è pari alle labbra di Nina Moric, visto che la cosa più illegale che ho fatto è stato attraversare col semaforo rosso per i pedoni a un incrocio. Ma questa è un'altra storia.

Dunque, tutta questa pezza per dirvi cosa?
Ebbene, come ben sapete cantanti Pop e Rapper hanno un certo debole per i prodotti di lusso e i capi firmati. Moda e musica vanno proprio a braccetto in questo caso. 
Mentre stavo ascoltando un po' di questi nuovi rapper italiani che piacciono a voi giovani, ho pensato "Ma quanti brand troppomoda appaiono nelle sue canzoni!" e, ancora, "Ma, hey, tante altri cantanti parlano di marchi d'abbigliamento nei loro testi". E, infine, "Ma hey qualcuno dovrebbe scriverci un articolo a riguardo!".


























Ed eccomi qui.

Allora, visto che vi voglio bene, voglio strutturare il pezzo in modo che vi sia ultime nella vita vera. Dunque ho pensato di fare un breve elenco di alcune delle strofe più fighe a tema moda di alcune delle canzoni più fighe di alcuni degli album più fighe del momento.

Tutto chiaro?

Visto che non possiamo farci un trattato di linguistica musicale, fissiamo dei paletti: allora, prendiamo in considerazione solo gli album usciti nel 2016 e solo quelli che piacciono a me, ok? Mi sembra un compromesso abbastanza democratico.

Prendete appunti, perché dopo aver letto questo post avrete nuove captions da poter scrivere sotto le foto Instagram dei vostri #dailyoutfit o nuove frasi da sfoggiare in ogni occasione.


Beyoncé – Lemonade


Don't Hurt Yourself
"I smell that fragrance on your Louis knit boy / Just give my fat ass a big kiss boy"

Reformation
"I'm so reckless when I rock my Givenchy dress"


Kanye West – The Life of Pablo


Father Stretch My Hands, Pt. 2
"Wake Up Versace, Shit like Desiigner"*

* È la strofa del brano "Panda" di Desiigner, pupillo di Mister West, però noi la prendiamo come buona e l'accettiamo in questa lista del 2016.


No More Parties in L.A.
"Some days I'm in my Yeezy, some days I'm in my Vans"

Facts
"Nike, Nike treat employees just like slaves"


Drake – Views

Still Here
"All my niggas ain't off rocking' Gucci / One do it the we all gotta do it"

Child's Play
"I give Chanel out like a hug I know"
"My past checkered like the Louis you just got"


Skepta – Konnichiwa 


Ladies Hit Squad
"You were looking way too cold in your Reebok Ice"

That's Not Me
"Yeah, I used to wear Gucci / I put it all in the bin cause that's not me"
"Yeah, I used to wear LV / I put it all in the bin cause that's not me"
"I don't wanna see a Stone Island"

Text Me Back
"I'm in love with the way that you mix the Palace with Céline / How you mix the Chanel with the Preme"


A$AP Ferg – Always Strive & Prosper


Uzi Gang
"Nike boots on and we stomping niggas"

I Love You
"Versace embedded in me, all of our clothing silky"

Don't Mind
"Goyard my boo bag, Dior my shoes, damn"


Kaytranada – 99.9%


Got It Good
"We used to say you're cool with Nikes"


Young Thug – Slime Season 3


With Them
"Balmain with a motherfuckin' Gucci coat"

Drippin'
"I wrote my verse with 3 bars like Adidas Stan Smith"
"Spent two bands on some Maison Martin Margiela, pussy"


Future – Purple Reign


All Right
"Hermes, Célines and Chanels, you gon' tote 'em"

Hater Shit
"Audemar, my wrist, fuck that hating shit / Pucci on my bitch, fuck that hating shit"

Bye Bye
"Balmains, depends which ones, they cost a whole thousand"

Purple Reign
"Wearing Louis loafers like they old penny loafers"


Sfera Ebbasta – BRNBQ


"Maglie d'Armani, cinte di Gucci"
"Usciamo sì, con quella bitch con la borsa di Krizia"


[Io su questi devo ancora farmi un'idea, però alcuni versi meritavano di essere riportati]
Dark Polo Gang – Crack Musica

3 Metri
"Sai che non metto Versace, ma metto Gucci e Fendi"

Tipa
"Non ho spazio in camera / Fendi e Burberry uno sull'altro"

Sosa
"Sciarpa a quadri Brurberry, cachemire / Vesto Montgomery, comfort prima di tutto"

Crack Musica
"Mi becchi Gucci, Prada e Ferragamo in centro"

CC
"Dammi un paio di Balmain, non fotto con quei Levi's"
"Doppi G, doppi F / Firme sulla mia cinta (Fendi)"

Porto Rotondo
"G-Star, tasche obese, sto per cambiarli in dei Balmain"
"Da 0 a 23 come Maison Margiela"

Cavallini

"Mi piacciono Fendi e Gucci / Ferragamo e Burberry"

Lei mi Chiama
"Ho le palle strette dentro i boxer Calvin"

Super Sayan
"Vesto francese / La mia cinta è Parigi, Hermes"
"Non metto roba sportiva, Gucci o Fendi"
"Vesto rosa salmone, Kenzo"

Solo X La Gang
"Il diavolo veste Gucci, che non mi vedi?"

Alprazolam
"Fendi e Chanel per la mia ragazza"


Tedua – Lingerie feat. Sfera Ebbasta


"L'unica cosa che cambia col tempo / È la tipa che scopi e i modelli di Nike"



Adesso sapete che caption scrivere sotto le foto delle vostre nuove Nike al post di "new baby" o "le mie bimbe". Non ringraziatemi, ho fatto solo quello che è meglio per tutti noi.

Se manca qualche vostra canzone prefe o il vostro cantante del cuore, chiedo venia, ma o mi è sfuggito oppure non ha citato marchi troppomoda. Oppure non mi piace. A voi scegliere la motivazione che più vi soddisfa.


Un'ultima osservazione: ma Rihanna che non cita brand di moda? Avanguardia pura.



Cecilia
SalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalva

Settembre

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Amici, è arrivato Settembre

Se per fortuna o per sfortuna questo poca importa, è arrivato Settembre, punto. Ecco, allora, puntuale come un treno Trenitalia, il mio post ruffiano in cui vi chiedo scusa se vi ho abbandonati per l'estate, se ho trascurato il blog e altre parole e parole di perdono, condite da valide motivazioni – chi mi segue su Snapchat sa bene che vita faccio d'estate, tutti gli altri devono solo fidarsi delle mie parole e, magari, iniziare a followarmi anche lì. 

Se Dio vuole è arrivato Settembre e con sé anche il mio ritorno sul blog. Come ogni anno– sì, l'anno inizia a Settembre, non a Gennaio – vi prometto che mi impegnerò di più, scriverò con più frequenza e posterò più foto dei miei looks – che poi, frega un cazzo a nessuno di come mi vesto, ma mi dicono dalla regia che dovrei farlo – e tanti altri bei propositi che, puntualmente – questa volta come un orologio svizzero –, infrangerò. Ma voi ormai mi volete bene comunque. 


Dunque, è arrivato Settembre, a breve ritornerò a scrivere sul blog e (devo dirlo, è tradizione) vi prometto che cercherò di essere più costante nel riempirvi la vita di cazzate con post di altissima cultura generale. E se proprio non potete vivere senza di me, vi ricordo che potete seguirmi in ogni altro social esistente sul pianeta Terra, ovvero: Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest e ci volevo buttare anche Tumblr per farvi vedere quante foto #TroppoTumblr ho, ma in questo momento Google sta dicendo che il mio profilo è inesistente, quindi ok, tutto bene – disse la ragazza nascondendo le lacrime dietro una copia di Novella 2000.

Noto con piacere che, da Giugno, quasi tutti i social sopraelencati hanno cambiato la loro interfaccia. Ottimo, ci metterò un mese e mezzo per abituarmi, ma bando alle chiacchiere. Dicevamo, Settembre, a breve tornerò a scrivere sul blog e tornerò anche a spacciarmi per una giornalista d'opinione e informatissima su tutte le news più fighe dal mondo pop e musica perNSS Magazine


Volevo cogliere l'occasione di questo post inutile per sgranchirmi le dita e rimettere in moto il cervello. Potrei parlarvi del nuovo singolo Figli di Papà di Sfera Ebbasta uscito proprio oggi e che anticipa il suo omonimo (?) album che uscirà il 9 Settembre – segnare sulla Smemoranda. 



Potrei dirvi che mi piace molto, che mi è entrata in testa come una canzone del Cornetto Algida, anche se dovrei ammettere, a malincuore, che suona un po' come Da Milano fino a Hong Kong / Passando da Londra… e bla bla. Potrei anche commentare il suo look, ormai fashion blogger più di noi, e che vorrei sapere chi è la sua stylist per denunciarla.


Oppure, potrei parlarvi del nuovo spot di KENZO World, diretto da Spike Jonze, che ha scatenato un po' di polemica sul Web – ma che strano, eh – perché in molti ritengono che la protagonista del video, una certa Margaret Qualley, che è solo attrice, modella e ballerina, sia… come dire… mhm… brutta, ecco. 



Io, alzando le mani in segno di resa davanti all'ignoranza umana, potrei controbattere dicendo semplicemente che se io fossi brutta come lei ringrazierei Madre Natura tutti i giorni. E potrei anche aggiungere, senza voler sollevare polemiche femministe, che, secondo me, una ragazza può essere brutta quanto vi pare, ma se balla da Dio, per me è una figa pazzesca. E lei lo è, punto. Il caso è chiuso. Potrei anche andare avanti, dicendo che chi cazzo se ne frega se una ragazza è brutta, insomma, nel 2016 pensavo che il binomio Moda = Ragazza Figa fosse un po' morto, e pensavo, anzi speravo, che certi canoni di bellezza tradizionali, sempre nel 2016, fossero superati. Ma soprattutto pensavo ingenuamente che l'umanità si fosse evoluta abbastanza per non fermarsi solo alle apparenze e giudicare solo dall'aspetto fisico una professionista che dimostra di essere all'altezza del suo ruolo. E invece. 


Vien da sè che potrei anche aprire una parentesi infinita sulla bufera #FertilityDay. Potrei dire quanto sia inutile, offensiva, retrograda, imbarazzante e chi più ne ha più ne metta... la campagna lanciata dal nostro Ministro della Salute Lorenzin. Che nel 2016 lo Stato possa permettersi di dirmi cosa fare del mio utero, della mia vita privata e sessuale, che mi venga a dire che il tempo passa e che se non mi sbrigo a fare figli sarò una disagiata per la mia società. Potrei anche tirare un ballo altre argomentazioni economico-sociali per infangare questa buffonata del #FertilityDay – ad esempio, la precarietà del nostro sistema economico, l'offerta e la stabilità lavorativa praticamente inesistenti, le sicurezze pari a zero per i giovani e per le famiglie e altre mille problematiche che, secondo me, andrebbero risolte ancor prima che chiedere a una ragazza di sfornare figli per il bene della comunità. Potrei andare avanti, ma non lo faccio. Vorrei solo dire alla Lorenzin che l'utero è mio e quello che ci faccio lo decido io, che una donna può realizzarsi anche senza metter su famiglia e che lanciare una campagna di questo tipo fa molto 1935– e la data non è detta a caso. Insomma, ho già tanti problemi esistenziali per conto mio, ci mancava solo lo Stato a mettermi altra ansia sul mio orologio biologico che sta per scaricarsi. 

MA VAFFANCULO LORENZIN, VAFFANCULO.



Pensando a cosa ben più importanti, potrei anche parlarvi del nuovo video di Kanye West per il brano Fade. Presentato durante gli MTV VMAs, il videoclip ha come protagonista Teyana Taylor nelle vesti di una ballerina scatenata che ricorda le atmosfere di Flashdance. Ovviamente il video è in esclusiva su Tidal – li mortacci vostra – e io me lo sono perso. O meglio, non riesco a trovare un link che mi permetta di vederlo per intero.

Consoliamoci con qualche gif rubata dal video.




Potrei parlarvi di quanto vorrei essere amata come Drake ama Rihanna, vorrei lanciare un elogio alla cellulite e su quanto mi stanno sul cazzo quelli che "le ragazze con gli shorts, ma hanno la cellulite che schifo vi dovete nascondere…", a me fa schifo la vostra nails art, come la mettiamo, eh? E potrei partire con una polemica in difesa del burkini. Potrei, potrei, potrei. Amici, mi siete mancati, mi è mancato il mio blog e mi è mancato scrivere. Che bello essere di nuovo qui.

Troppe emozioni, troppe cose di cui parlare per un solo post che era partito come un riscaldamento. Andiamo con calma, procediamo per gradi.

Potrei solo inaugurare questa nuova stagione del blog ricordandovi cosa significa davvero l'arrivo di Settembre e questa volta lo faccio davvero:


  1. Iniziare a pensare al cappotto per l'Inverno.
  2. Prepararsi al nuovo lookbook di Zara che invaderà le nostre bacheche blogger – cosa voglia dire "bacheche blogger" non lo so nemmeno io, ma ci siamo capiti.
  3. Iniziare a lamentarsi di non avere un cazzo da indossare per la prossima stagione.
  4. Rimpiangere tutti i jeans che abbiamo tagliato a Giugno.
  5. Iniziare la lista di buoni propositi per il nuovo anno – perché il nuovo anno inizia a Settembre, non a Gennaio.
  6. Comprare la Smemoranda – momento mancarone Smemoranda.
  7. (Personalmente) Prepararsi per andare al mare – perché il mare più bello è a Settembre.

Ciao amici, ci vediamo presto (giuro).


Cecilia

Nove canzoni per cui dovremmo ringraziare Beyoncé

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In un mondo civile una ragazza dovrebbe essere libera di passare le sue giornate a guardare i video di Beyoncé. A una ragazza, ma anche a un ragazzo che sia chiaro, non dovrebbe essere tolto il sacrosanto diritto di guardare i video di Beyoncé quando vuole e per quanto tempo vuole. Il lavoro è il nemico numero uno che minaccia continuamente questo diritto fondamentale della persona. Una ragazza che non può guardare e riguardare all'infinito l'intera "videografia" di Beyoncé perché è oppressa dalle catene del lavoro, non è una ragazza felice. 

Ecco, io domenica avrei voluto trascorrere la mia giornata, o parte di essa, al computer per riguardare e riascoltare tutti i capolavori di Beyoncé. Ho detto domenica 4 Settembre non a caso, perché proprio quel giorno la Regina ha festeggiato il suo trentacinquesimo compleanno. E invece no, non ho potuto. Sono stata costretta ad abbandonare il mio sogno per piegarmi al volere del Dio Lavoro.

Ed eccomi qui, allora, con tre giorni di ritardo, durante il mio turno di lavoro in edicola, in una mattinata settembrina che minaccia di piovere e che ha fatto scappare tutti i clienti, a provare a realizzare il mio sogno infranto. Nessun bagnante ritardatario, nessun bambino piagnucoloso, nessuna anziana signora in cerca di gossip, nessuno oggi potrà impedirmi di guardare i video di Beyoncé. 



Il 4 Settembre dovrebbe essere festa mondiale, dovrebbe essere il giorno in cui tutti noi rendiamo grazie alla nostra Regina. Perché sono tante le cose per cui noi dovremmo ringraziare Beyoncé. E delle vostre teorie su quanto sia costruita, su quanto sia una delle tante che fa musica per fare soldi, su quanto sia un bel prodotto di marketing, su quanto faccia solo il suo lavoro, ecc… hey, indovinate, non me ne frega un cazzo. 


Dunque, dicevamo, ringraziamo Beyoncé. Ed ecco come faremo: ci riguardiamo tutti i video in cui lei ci ha insegnato qualcosa. Perché noi non la ringraziamo abbastanza per quello che fa per noi, per come riesce a interpretare e mettere su disco i pensieri di noi donne. Cioè, sono tutti bravi a scrivere "sto male per quello stronzo, però lo amo, mi sento pazza e scema", ma trasformare questo pensiero in una canzone figa e pure ballabile è un'altra storia. E lei ci riesce. 

Ok, forse è solo una scusa per passare queste ore di noia davanti a Youtube, ma vi assicuro che mi ho imparato più cose dalle canzoni di Beyoncé che da cinque anni di liceo.


1) What's Worse? Lookin' Jealous or Crazy? Jealous or Crazy?


La frase "They Don't Love You Like I Love You" non potevo usarla come titolo perché quel verso, mi spiace Bey, ma è solo dei Yeah Yeah Yeahs

Un po' di frustrazione ne abbiamo? Un po' di depressione perché stiamo male per lo stronzo di turno qui? A valanghe, a quantità industriale. E Beyoncé ci scrive una canzone. E gira anche un bel video che esprime, a mio avviso, il sogno di tutte noi: girare per le strade e colpire con una mazza da baseball tutto quello che ci capita a tiro. Con i tacchi alti, però. 

Che poi, diciamocelo, solo con Lemonade dovremmo ringraziare Beyoncé per i prossimi cinque anni. Ok, forse ha peccato di presunzione, di arroganza, ha realizzato un album che suona più come un diario personale in cui racconta al mondo intero la sua vita personale. E ci allega anche un mini-film che spacca il culo. Ok, forse con questo album ha fatto come Napoleone che si autoproclamò Imperatore, ma lei può. 
E frega un cazzo se la Banks dice che non è stata una mossa da vera femminista perché, secondo me, se una donna riesce a superare un momento di merda e arriva anche al punto di poterlo raccontare al mondo intero con un livello di consapevolezza e sicurezza di sé altissimo, non solo, lo trasforma anche in qualcosa di bello, bellissimo che fa stare bene milioni di persone, e, perché non dirlo, ci fa anche del discreto cash, secondo me ha vinto e va presa a esempio di vita. Per di più sputtana lo stronzo di turno – in questo caso suo marito –, ma è talmente superiore, forte, saggia, matura, ecc… che lo perdona anche, dimostrando ancora una volta chi porta i pantaloni in casa. 


2) I Ain't Thinking 'bout You


"Tell Him Boy Bye / Boy Bye / Middle Fingers Up" da ascoltare e ripetersi ogni volta che stiamo male per qualcuno che ci ha fatto soffrire e che non ci merita. Da mettere in loop ogni volta che siamo tentate di scrivere a quello stronzo che tanto ci piace, ma che è scomparso e non si fa più sentire da mesi. Rega, da tatuarsi sul braccio per ricordarsi come vanno trattati quelli che non si meritano le nostre lacrime. 


3) I'm Just Human / Don't Judge Me


Super pezzo, uno dei miei preferiti. Questa canzone è talmente intensa  che non ha bisogno di spiegazioni. Quel Sono Solo Gelosa, Sono Solo Umana, Non Giudicarmi penso valga più di mille spiegazioni di un blog femminile.


4) We Flawless / Ladies, Tell 'Em


"I Look So Good Tonight" mantra da ripetere ogni mattina e ogni sera prima di uscire di casa. Inutile dire che vorrei imparare a memoria tutte le coreografie di tutti i video.


5) My Persuasion Can Build a Nation


Solo per la coreografia pazzesca di questo video dovremmo dedicare una statua a Beyoncé. Se poi ci aggiungiamo anche il coro da stadio "Who Run The World? Girls!" che è ormai diventato un inno di battaglia, bèh, allora Beyoncé capo del Mondo.


6) Say I'm The One You Want / If You Don't / You'll Be Alone


Ciao. Dobbiamo stare anche qui a motivare questa scelta? Perfino Taylor Swift dovrebbe ringraziare Beyoncé per questa canzone – e non Kanye West come tutti credono, basta raccontare questa frottola, la Swift deve ringraziare il video di Single Ladies se la gente ha iniziato a cagarsela! E poi, quella coreografia, quella dannata coreografia che io me la sogno la notte. If You Liked It You Should Have Put a Ring on It un'altra frase da tatuarsi sul braccio e ampiamente applicabile in molti casi utili, ad esempio: Se Volevi Che Ti Facessi il Bucato You Should Have Put a Ring on It; Se Volevi Che Ti Preparassi la Cena You Should Have Put a Ring on It. E così via.


7) Vogue Says Thinner Is Better


Ancora una volta Beyoncé ci ricorda che la perfezione è solo una malattia e che la cosa più importante è essere felici con noi stesse. Facile a dirsi, tutta un'altra storia metterlo in pratica, ma se lo dice Beyoncé dobbiamo crederci forte. O almeno provarci. 


8) Uh Oh, Uh Oh, Uh Oh, Oh No No


Ok, non proprio un testo impegnato o con frasi ad effetto, una banale canzone d'amore. Ma è Crazy In Love, è LA canzone da cui tutto è iniziato, un piccolo mattoncino su cui è stato costruito un'impero. E poi, non vogliamo ringraziare per la coreografia che tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo provato a rifare nel salotto di casa? La caduta iniziale è solo uno dei passi che potrei citare– che provo a imparare da anni –, per non parlare del "dito-lingua-mano sul petto" e molti altri. Amici, aprite bene gli occhi perché queste sono le basi da sapere a memoria.


9) If You Thought I Would Wait For You / You Thought Wrong


Dovremmo ringraziare Beyoncé tutti i giorni solo per questa canzone. E magari anche gli uomini dovrebbero farlo, ma You're Just a Boy… cosa possiamo pretendere?



Cecilia

Vorrei dire anch'io la mia su Yeezy Season 4

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Attenzione, sono (forse) giunta a una conclusione sulla Yeezy Season 4 di Kanye West.
Non capisco il clamore, le critiche e lo scandalo di questa stagione, dal momento che, ancora una volta, i capi che hanno sfilato sono molto simili a quelli delle collezioni passate. È il marchio di fabbrica di Mr. West, può piacere o no, ma ormai è chiaro che questo è lo stile del suo brand Yeezy. Dunque, perché per le collezioni precedenti avete gridato al miracolo, mentre oggi siete tutti pronti a dire che Kanye West è un cane e la sua Yeezy Season 4 fa cagare? Come è possibile passare dalle stelle alle stalle dei cavalli di Ralph Lauren in meno di sei mesi e con, diciamolo dai, gli stessi abiti? Ve lo dico io: lo show.


Quello che ha sempre salvato Kanye West dal fallimento definitivo nel mondo della moda è la spettacolarità delle sue sfilate. Mi spiego: non voglio togliere niete ai capi, alcuni dei quali molto interessanti e in linea con la visione della moda che il rapper ha– e che più volte ha spiegato e spiegato e spiegato su Twitter –, e non nascondo che quegli stilavaletti pitonati, seppur col tacco rotto, io me li comprerei volentieri. Però ammettiamolo, si tratta di collezioni che lasciano il tempo che trovano. Sportwear minimal-chic, palette di colori essenziale e silhouettes basic ogni volta riproposti con qualche dettagli diverso, ma si tratta sempre della solita minestra riscaldata.
E piace molto, questa minestra riscaldata. Fosse semplicemente firmata Adidas passerebbe come un lookbook qualunque di stagione presentato su Highsnobiety e Dazed & Confused, per poi essere dimenticato dopo una settimana. La storia però è diversa perché c'è di mezzo un pezzo grosso come Kanye West e i suoi show.

La Yeezy Season 3è stata l'apoteosi del potere mediatico-comunicativo di West. Una sfilata trasformata in uno show colossale, tra concerto rapper e performance artistica – con lo zampino dell'artista Vanessa Beecroft, sottili note di denuncia sociale e black power support, e la presenza di volti notissimi in passerella come la modella Naomi Campbell.























Insomma, uno spettacolo che ha reso tutti felici e soddisfatti. E gli abiti? Qualcuno se li ricorda? Tu? Io no, e voi? Bingo, gli abiti sono secondari nel fantastico mondo di Kanye West. Un arma a doppio taglio, però, come ha dimostrato la Yeezy Season 4, appunto. E qui torniamo al discorso iniziale.




La Yeezy Season 4 non vi ha fatto cagare per la collezione, ma per il suo show. La sfilata è stato un disastro: il caldo torrido ha letteralmente atterrato le modelle, molte delle quali si sono sedute a terra del Roosevelt Island –, altre invece barcollavano – colpa delle scarpe difettose e dei tacchi che si sono rotti proprio durante la sfilata. Dunque, un vero disastro (vedere i video su Youtube per credere).

Ammetto che per un attimo ho pensato che fosse tutta una messa in scena orchestrata a tavolino. Insomma, un perfezionista come Kanye West che non calcola il caldo micidiale di New York? Modelle che si permettono di stendersi a terra, levarsi le scarpe e, perfino, passarsi bottiglie d'acqua fresca proprio sotto il naso del capo? Mhm, la cosa mi è puzzata. Però, tralasciando le mie teorie da complottista e accettando come vero tutto quello che è successo, la sfilata è stata un fiasco clamoroso.





E gli abiti? Cathy Horyn ha detto che le modelle sembravano dei preservativi giganti. A me sembravano solo delle copie delle collezioni passate, con la differenza degli stivali alti e maxi shearling come vuole il trend del momento. Ma quello che conta è lo show, ancora. La sfilata è stata un fallimento, di conseguenza anche la collezione lo è. Perché ormai non si distingue più tra sfilata e spettacolo, tra stilista e rapper di successo – in questo caso Kanye West –, è un unico calderone, e se la cornice non riesce a valorizzare il contenuto, bèh, ecco che l'opera d'arte ben confezionata in ogni dettaglio crolla. Il problema non è la Yeezy Season 4 che fa cagare, ma che il fumo si è diradato e ha svelato un arrosto piccolo piccolo, anche un po' bruciacchiato. È sempre stato così, ma la differenza sta nel fatto che le scorse tre volte eravate troppo occupati ad ammirare il fumo.



A me, personalmente, la Yeezy Season 4 non dispiace, come non mi dispiacevano le precedenti. Non ho urlato al miracolo, ma non ho nemmeno sputato su Kanye West, l'ho presa per quello che era, una collaborazione tra un colosso dello sportwear e un rapper con le manie di protagonismo che fa bene il suo lavoro. Questa volta, però, un po' meno, ma anche i più grandi geni una volta possono sbagliare.

Purtroppo però, come dicevo, non si può più scindere tra abiti e show. È questo il problema, caro West.


Cecilia

La mia reazione al #FertilityDay

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Sì, lo so, argomento vecchio, arrivo tardi. Tuttavia, tutti coloro che mi seguono sugli svariati social su cui ho messo piede sanno bene che ieri mi sono lanciata in una pazza campagna di sensibilizzazione sul #FertilityDay – che, per la cronaca, è stato il 22 Settembre per volere del Ministro della Salute Lorenzin e supportato da una campagna pubblicitaria a dir poco imbarazzante.

Ieri, però, avevo dei doveri inderogabili che non mi hanno permesso di dare libero sfogo alla mia stupidità. Quindi lo faccio oggi.




Visto che ieri ho inondato ogni mio profilo social con immagini di sensibilizzazione sul #FertilityDay, ho pensato che forse sarebbe stato meglio smettere di rompervi le palle e raggruppare tutto il materiale in un'unica raccolta. Che con "raccolta" intendo "post". 

Raccolta secondo me più efficace ed esaustiva di ogni possibile manifestazione, polemica e quant'altro contro la giornata nazionale che ricorda a tutte noi che "hey, è tardi, le tue ovaie stanno marcendo, le tue amiche sono tutte madri e tu, in quanto donna, puoi solo contribuire al benessere del tuo paese e della società sfornando figli che dovrai pupparti da sola, spesso sacrificando il resto della tua vita, perché vivi in un paese di merda".



Quindi, amici, ecco la mia personale reazione al #FertilityDay:


Una premurosa Kim Kardashian con la sua piccola North West





























Un felice momento della famiglia Kardashian – West



Restiamo in casa Kardashian con Kourtney e la piccola Penelope





















Peaches Geldof con prole



Momento indimenticabile 




E ovviamente Britney Spears



Diapositiva del mio futuro come madre:




Dunque, ogni volta che vi sentite frustrate, colpevolizzate e inutili per non aver ancora procreato come le vostre coetanee o per non aver dato figli alla nostra amata patria, bèh, riguardate queste foto e pensate che poteva andare peggio. 

Avere figli è un diritto, non un dovere, don't forget



PS: Si accettano segnalazioni da aggiungere alla collezione!


Cecilia
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